27 gennaio 2006

Questa ce la ricorderemo!

Giornata della Memoria. Ore 11, entro in aula magna. L’assemblea indetta dal collettivo rebelde non è ancora cominciata; ragazzi del ginnasio, reduci dal primo turno, mi spiegano che l’invitato non è potuto venire causa neve, e che si è parlato di africa e cipittì. Esco perché le tre ragazze dietro al tavolo mi guardano maluccio, rientro e non trovo più nemmeno loro.
E poi...
Ore 11.28
Ore 11.34

(chiedo perdono per la scarsa qualità delle foto)

Dieci minuti dopo, vengo a sapere che l’aula magna è stata chiusa dai bidelli. Assemblea revocata.
Perché nessuno si è preso la briga di comunicarlo ufficialmente, se non di scusarsi per il disguido - se davvero di inconveniente si è trattato?
Se poi questa scelta è stata dovuta all’assenza dell’ospite, come mai non è stata revocata anche l’assemblea per il ginnasio?
Vorrei porre queste domande a qualcuno del collettivo, ma in giro non trovo nessuno... saranno in auletta? ma lì "io non posso entrare" – come gli ebrei nei negozi ariani... per chi ha Memoria...
Postilla. Ore 13.35 . Scendo le scale sud- ovest. Si avverte un certo piacevole odore sin dal primo piano. Ricordo l'esilarante circolare emanata dalla presidenza in mattinata: "se il freddo imboccherà la via delle scale, saremo votati al gelo". E a cosa siamo votati se la imbocca il fumo?
E cosa ci aspetta se, il giorno dopo l'approvazione in Senato della legge Fini sulle droghe, il nostro collettivo "rebelde"non autogestisce gli spazi concessi - questa volta seguendo la prassi - nemmeno per parlare di questo? Chissà, forse la neve ha impedito che arrivasse loro anche questa notizia... o più probabilmente, non sono arrivate le direttive dall'alto.

25 gennaio 2006

RESPONSABILITà DELLE PROPRIE AZIONI. IL SENSO DELL'INTERVENTO DI FO

Responsabilità delle proprie azioni. Il senso dell'intervento di Fo
Sono intervenuta sul Blog di Fo... Che senso ha avuto l'intervento di Fo

Caro signore,ho preferito in questi giorni non intervenire sullo scontro che il signor Fo ed io abbiamo avuto sulle scale della mia scuola. Il suo commento però mi ha colpito positivamente e, per il piacere di barattare la sua esperienza con la ridotta che sto avendo io quest'ultimo anno, avrei ora desiderio di farle comprendere cosa ha mosso quei tanti o pochi che siano studenti del Parini.Al Parini si sta protraendo da mesi un clima teso e delicato in cui (cerco di essere il più oggettiva possibile, pur essendo l'esponente di uno dei due movimenti tirati in causa) la collettività degli studenti, fine primo di ogni apparato scolastico, è stata sottoposta a pericolosi contrasti e sfasamenti ideologici. Tutto questo è ormai sfociato in una effettiva serie di atti che richiedono il sempre/mai voluto intervento della dirigenza scolastica. Quante cose avrei a raccontarle, cose oggettive che prendono il nome di reati. Dalle più lievi, come continue e pesanti scritte sui muri, agli insulti frontali al preside, all'occupazione (ormai da 4 mesi) di un'aula definita inutilizzabile da 4 delibere degli organi su cui si poggia l'attività della scuola, alle confermate minacce o "mani addosso" (una causa delle sospensioni) che ho subito nel corso dei 2 giorni d'occupazione, a 7 porte antincendio interne chiuse con catene in nome dell'occupazione (non della sicurezza verso la collettività degli studenti)... Questi eventi, io li definirei al di sopra di uno scontro politico tra ragazzi, è più che un "non essere d'accordo". Ma proprio perchè l'oggettività non deve essere la "mia", si era voluto far ingranare la macchina burocratica perchè a noi studenti venisse detto cosa è giusto,cosa sbagliato. E le assicuro che tutto ciò è avvenuto lungo gli scorsi tre mesi con il sudore di molti studenti(oltre che del preside), non tanto degli 80 adulti presenti al Parini. Tutto questo per dirle che a scuola c'era un equilibrio delicato, ancor più delicato perchè si assumeva un fine educativo. In luce di ciò, percepisco come rozzo l'atteggiamento di un esterno che si pone affianco, se non sopra, di un preside che con sforzo cerca di riassumere su di se una figura educativa difficile e scomoda. Soprattutto quando l'esterno è del peso politico di Fo, altro che disequilibrio, altro che giustificazione... Sinceramente ho sentito un uomo che prima ammiravo calpestare il lavoro di adulti e ragazzi (oltre il mio diritto di non essere sottoposta a violenza d'alcun genere a scuola). Poi l'uomo se ne esce con una palese menzogna, quale il ritiro delle sospensioni, impossibile da parte del solo preside per chi conoscesse un po' le "nuove" normative. E sorrideva a giornalisti che, chi avesse un po' di rispetto per la scuola, non avrebbe fatto entrare (CI SONO MINORENNI!... IL COMPITO DELLA SCUOLA è EDUCARE!). Un futuro sindaco ha il diritto di informarsi... ma di farlo davvero. Io, quel giorno, ho anche pensato che non conoscesse bene la situazione e ho cercato di parlare, alzando la voce, sia per i megafoni dei manifestanti, sia per la rabbia provata, ma mai offendendo l'uomo. "Kapò"...Io, da poco maggiorenne, chiedo al mio sindaco ideale la capacità di riconoscere ciò che non gli compete e la buona fede affinchè il sistema funzioni con le minori perdite possibili.Giulia Antonini

DAL FOGLIO

Mistero buffo al Parini

Al liceo c’è una giovane sinistra che sta con il preside e contro il Nobel

Riformisti contro okkupatori. Sanzioni a chi danneggiò la scuola. Anche gli studenti d’accordo. Prove di legalità

“Fo dà di kapò a una ragazza”

Milano. Ci sarà arrivato in bicicletta, o magari in autobus, come il suo idolo Ken Livingstone venuto apposta da Londra a consigliarlo. Di certo c’è arrivato col passo “non so bene quel che faccio ma lo faccio benissimo”, s’è infilato dritto nell’ufficio del preside, gli ha spiegato che la legalità “molte volte è truccata per favorire chi ha il potere”, è uscito annunciando che le sospensioni erano sospese (ma non risulta), ha litigato con gli studenti della sinistra riformista e ha trasceso pure in qualche insulto (“sono una studentessa del Parini. Ho sempre avuto una grande stima di Dario Fo… devo onestamente confessarmi delusa, sentirgli dare dell’isterica e della kapò a una ragazza che so per certo essere di sinistra mi è decisamente sembrato esagerato e forse un po’ stupido”). Quella che segue è una cronaca. Non vorrebbe essere soltanto la cronaca di una prevaricazione e di un uso politico (e privatistico) della scuola. Vorrebbe essere soprattutto la cronaca del tentativo di un liceo di Stato (assai rinomato) di ribellarsi a un modello di pubblica (d)istruzione e a un regime di intimidazione che lo soffoca in nome della correttezza politica. Liceo classico Parini, centro storico, due passi dal Corriere della Sera, 750 studenti in gran parte rampolli della borghesia intellettuale e delle professioni. Novembre. L’assemblea degli studenti, invece di avallare la solita okkupazione, promuove un esperimento di autogestione, che funziona pure. Il Collettivo di estrema sinistra, vicino ai centri sociali milanesi (“collettivo di ke? Un gruppo di ragazzini viziati che di notte si divertono a giocare ai pompieri”) non la digerisce, già sono neri perché alle elezioni studentesche per la prima volta una lista di studenti di sinistra riformista, AlternativaAperta, ha stravinto, mettendo all’angolo le poche decine di attivisti dell’estrema. Che in dicembre indicono l’okkupazione. Fanno le barricate per impedire l’ingresso a quelli che vogliono entrare, svuotano gli estintori, spaccano qualche porta. Il giochetto costa un ventimila euro di danni. Ma soprattutto costa minacce, violenze verbali e anche qualche tafferuglio con i compagni di scuola della lista di sinistra. A questo punto, al Parini accade un’altra cosa nuova. Sulla base di un documento votato dal Consiglio d’istituto, studenti inclusi, la scuola decide che si possono comminare sanzioni disciplinari a chi abbia compiuto atti violenti e di vandalismo. La procedura è quella introdotta nel 1997 dallo “Statuto degli studenti e delle studentesse”. Si raccolgono testimonianze e accuse circostanziate, si convocano i consigli di classe (con genitori e studenti regolarmente eletti), si ascoltano i testimoni. Mercoledì scorso è scattata una mezza dozzina di sospensioni, mentre per altri casi non abbastanza suffragati da prove i “denunciati” sono andati assolti. Un metodo garantista. Non certo la “gogna forcaiola” denunciata da qualche genitore che teme equiparazioni “tra atti vandalici e rivendicazioni politiche”). E’la prima volta che la scuola prende provvedimenti disciplinari coinvolgendo anche studenti e famiglie decisi a cambiare rotta.

Il terzo fatto nuovo

Che ruolo ha in tutto questo Dario Fo? Chiamato – non si sa a che titolo – a dar man forte agli attivisti del collettivo, che intanto diffondono volantini in cui si chiede nientemeno che il licenziamento di professori. Il terzo fatto nuovo del Parini è che la visita di Fo ha ottenuto di scatenare l’indignazione da parte di molti studenti, studenti di sinistra. Studenti che hanno intasato il sito ufficiale del liceo e il sito del premio Nobel-candidato sindaco con le mail che abbiamo sopra riportato. E con altre simili: “Signor Fo, il Premio Nobel da lei meritato non le dà il diritto di intervenire nelle dinamiche di una scuola”. “Ripensando alla giornata dell’altro ieri mi ritornano una malinconia e un senso di vergogna sono deluso, profondamente, dal comportamento del signor Fo”. Si vedrà se il Parini saprà continuare sulla strada scelta o se il conformismo consueto imporrà di nuovo le sue regole. Resta il fatto che una scuola si è posta per una volta una domanda fatidica: si può dire che è male sbarrare le porte di sicurezza o svuotare gli idranti? Può una comunità – professori e studenti – senza trasformarsi in un tribunale, chiedere il rispetto delle regole di convivenza? Secondo qualcuno, che vive molto lontano dalla realtà della scuola, probabilmente no. Che poi domenica a Milano ci siano le primarie dell’Unione e che forse la sinistra antagonista volesse tirare qualche botta d’immagine anche nei corridoi di un liceo è cosa che fa un po’ ridere. O tristezza, come ha scritto uno studente.

22 gennaio 2006

La protesta e i confini,articolo di Ermanno Paccagnini dal Corriere della sera

Scuole, occupazioni e punizioni
LA PROTESTA E I CONFINI
Se c'è un fatto oggi tragicamente indiscutibile è lo iato incolmabile creatosi tra parola e suo significato etimologico. Come quell'"occupare": il cui "prender possesso di una cosa" comporterebbe anche il significato di custodirla al meglio. O "protestare": di quanto porta in sè di testimonianza a favore di un fatto o di un'idea. Perdite di significato con cui ci si scontra quotidianamente, come ricordano i blocchi dei giornali scorsi o quanto sta accadendo al Parini. Perchè il problema è sempre lo stesso: dove finisce la legittima protesta e inizia il danno procurato? Non intendo parlare di violenza, teppismo o simili aspetti, pur sempre in agguato e per i quali dovrebbe valere almeno moralmente la cosiddetta "mancata vigilanza" (l'hanno ben compreso i manifestanti antiTav, ferrei nell'isolare facinorosi e infiltrati).
Il problema è, più banalmente, di capire fin dove si può spingere la protesta per farsi sentire. Dove finisce insomma l'occupazione pacifica e subentra e subentra quanto è stato registrato come "barricate" e "scontri" tra chi vuol seguire o impedire le lezioni? Ma pur dando per buono il diritto d'intralciare la libertà altrui in nome dell'assuefazione e rassegnazione a essere vittimizzati (specie nei trasporti pubblici soprattutto "selvaggi": e in tal caso piaccia o no si tratta di violenza alla persona) resta il fatto che non esiste diritto alcuno a sfasciare e procurar danni anche materiali, come pare si sia registrato al Parini (sia pur dando atto che la cifra stimata sia eccessiva, in considerazione del fatto che ogni struttura pubblica ha sempre qualcosa di già rotto).
Non solo: resta poi anche, in questo caso, il problema a monte: il "contro che cosa" a volte si protesta. Perchè se quel qualcosa sono provvedimenti contro "bigiate", uscite posticipate, comportamenti di "ordinaria furberia", resta il fatto che, sinchè delle regole esistono, quelle regole vanno rispettate. Lottare per cambiarle è un conto, protestare per un provvedimento nei confronti di chi le ha infrante è un'altra cosa (e mi riferisco qui alla scuola in genere, non solo al Parini). Come non concordare allora con chi ricorda che "la scuola non può essere zona franca rispetto a qualunque tipo di infrazione"? E non solo perchè non debbono esistere simili zone franche. Ma ancor più perchè, se il concetto di "zona franca" (magari avvallato da solidarietà ideologiche "alla cieca") prende piede proprio lì dove invece si dovrebbe apprendere e alimentare la cultura del rispetto di sè e dell'altro, non si potrà che finire tutti quanti in un suicida futuro da Moloch.

di Ermanno Paccagnini (tratto dal Corriere della sera)

19 gennaio 2006

A Dario Fo

Nell'attesa di postare anche qui qualcosa di serio, ho postato questo sul blog di Dario Fo. E' a titolo personale, ovviamente... fatemi sapere cosa ne pensate.

13 gennaio 2006

GIORNALI QUOTIDIANI A SCUOLA

Sono molto felice di poter informare che il 13 gennaio è stato ufficialmente aperto l’angolo di “Lettura quotidiana dei giornali”. Nello Spazio Studenti, infatti, giungeranno, ogni giorno, copie de Il corriere della sera, Sole 24 ore, Manifesto (accompagnato dall’inserto del sabato “Alias”), Il giorno (e chissà se non altri…); saranno inoltre disponibili copie del mensile Urban, di Par, giornale scolastico, e del quindicinale Frequency. Nell’immediato ingresso all’aula, saranno riservati due banchi all’esposizione dei numeri del giorno in corso e del precedente, così da poter offrire una lettura varia, gratuita e quotidiana dei giornali. Non solo la consultazione è totalmente libera, ma è anche fortemente caldeggiata; ai fini di una funzionale consultazione da parte di tutti, però, si prega di leggere le testate, poste sugli appositi banchi, nelle vicinanze dello Spazio e in tempi non “monopolistici”. Potendo contare su un numero di 9 copie per Il corriere della sera e Il giorno, sarà possibile la consultazione di questi ultimi per tempi più lunghi. I giornali saranno conservati così da costituire un piccolo archivio di consultazione, magari anche a fini didattici. Buona lettura

PS: Bisogna soprattutto rigraziare, per l'impegno nel procurarci buoni abbonamenti, Davide Scigliuzzo e Luca

12 gennaio 2006

Giusto perché sono io...

Ho come l'impressione che le vacanze invernali abbiano aiutato a rilassarci... ma forse un po' troppo.
Siamo tornati ognuno con qualcosa da proporre, un sacco di progetti uno più valido dell'altro, tanta voglia (e tanto bisogno) di discutere... perfetto, ragazzi, tutto positivo.
Ma giusto perché io sono io, quello iperrealista, quello minimalista... invito tutti a non perdere la bussola. Si possono fare un sacco di grandi cose, ma non dimentichiamoci di quelle piccole: come possiamo pretendere di mettere in piedi assemblee, concerti e quant'altro se prima non parliamo fra noi? Se ci incontriamo per metà? Se lo spazio studenti ha sempre le luci spente?
L'unione fa la forza. Se vogliamo continuare a essere forti, non smettiamo di essere uniti!

04 gennaio 2006

Incontro prima del 9/1

Buon anno a tutti, tanto per cominciare...
Sarebbe auspicabile incontrarsi in un po' prima dell'inizio della scuola... commentate qui che vediamo di organizzarci!
ciao