26 dicembre 2005

Giornali, giustizia e Beppe Grillo

Bene! dopo aver partorito il post precedente, parliamo un pò dei nostri prossimi obiettivi.
Ve ne avevo già introdotti due, ossia la catalogazione dei giornali per la creazione di uno spazio informazioni in SdS (e sucessiva circolare) e l'organizzazione di un ciclo di conferenze sulla giustizia, simile a quello di 4 anni fa. Per l'ultimo punto eravamo rimasti che lo avremmo organizzato nei pomeriggi del II quadrimestre. Aggiungerei un terzo progetto, a cui sono legata come al secondo: riuscire a far vedere a tutti gli studenti lo spettacolo di Beppe Grillo a Milano, quello dell'anno scorso. E' la terza volta che lo vedo e ogni volta mi dico: "Se tutti lo vedessero!".
Io ne possiedo il DVD e si potrebbe trasmettere in assemblea plenaria, magari fra due mesi. Cosa ne pensate? Non sarebbe bello?

Gli strumenti dell'agire

" [...] Ma non dobbiamo dimenticarci che siamo ragazzi di 16-17-18 anni, o comunque giù di lì, non possiamo farci carico di qualcosa che, ci piaccia o no, è molto, ma molto più grande di noi.Detto questo non voglio fermarmi, non voglio che ci fermiamo, ma credo sia essenziale fermarci a riflettere solo un secondo. Voglio che tutti gli "estremismi" che ci contraddistinguono, come singoli o come gruppo, siano riconosciuti e lasciati per un po' in cantina; voglio che sia il gruppo, ora, ad agire: serve certo il "leader", ma nella condizione in cui ci troviamo al Parini è meglio per tutti lavorare in gruppo.E il gruppo deve funzionare perchè, orami, ci sopno tantissimi studenti che credono in noi; perchè al Parini abbiamo messo sù qualcosa che, magari a lungo termine, in un futuro smuoverà l'ordine scolastico... [...]" Riccardo

Ho citato parte di un commento che troverete in forma completa come risposta a "Dialogo e determinazione" per sottolineare l'importanza di quanto detto da Riccardo, che ha suscitato in me una riflessione.
Mi sono sempre sentita toccata da quelle persone che si adossavano appieno le loro possibilità e le loro capacità (spesso in una sincera consapevolezza di cosa siamo), azione che di per sè comporta il non eccedere, il non estremizzarsi e la coerenza con sè, e che in tal modo agivano. Il difficile sta nel comprendere quando si raggiunge una tale situazione, quando si agisce sul terreno del possibile e non su quello dell'impossibile, quando camminiamo sulla strada dell'utile e non dell'inutile.
Mi guardo indietro e osservo i miei passi, i Nostri (stupendomi in parte di quella leggera scontentezza che ci nasce in seno a riguardo), quelli del collettivo e quelli di insegnanti, dirigenti e genitori. Poi rifletto sull'ambito più ampio della storia; su Beppe Grillo; sulla mia famiglia.
E cerco di trar fuori una tesi che non è altro, per ora, che un balbettio o uno sfreguglio in testa.
Ho una certezza, tuttavia,che mi viene da dentro, ed è che il criterio per distinguere l'agire dal non agire lo abbiamo già: la realtà.
Così dicendo eccomi tra le mani gli strumenti dell'agire: le regole stesse che fondano la realtà.
Tre sono chiare ed evidenti: le leggi, la passionalità dell'uomo e la sua capacità. Altre, spero di trovarle.
Ognuno di noi può usare questi strumenti, se vuole agire; ognuno di noi può fermarsi dopo averli utilizzati; ognuno di noi può evitarli per non agire.
Nessuno però potrà mai fingere di aver agito o di aver voluto farlo senza averne utilizzato i più. A riguardo, ritengo che il sommo e sublime strumento del non agire sia il finto agire di coloro, ipocriti!, che "vogliono fare" e non coloro che scelgono, tra le loro possibilità, il non agire.
Infatti Agire è espandersi fino ai confini del terreno del possibile, il non agire è sia l'annullarsi come agente sia l'espandersi al di là di tali confini, sul terreno dell'impossibile e dell'inutile.
Avviene così che i modi dell'agire siano attesa o silenzio o energia o compromesso o impeto..., ognuno collocati dove realtà permette.

19 dicembre 2005

Scripta manent

Pubblico qui di seguito il programma dell'autogestione al Parini presente su internet ormai da settimane.

- Martedi 13:
"Assemblea plenaria su con Renato Sarti, peace reporter, Elio de Capitani"
Collettivi:
"Falluja, fosforo bianco"
"G8"
"banlieue"
"Palestina, voci dalle palestina"
Proiezioni:
"filmati by GlobalTV"
"The take"

- Mercoledi 14:
"Giornata a tema: Comunicazione":
Assemblea plenario con GlobalProjectMilano
Collettivi:
"Writers + filmati"
Laboratori Radio
Proiezione di "Viva Zapatero"
grigliata anni ’70 e Vin Brulè

- Giovedì 15:
Assemblea Plenaria: Illegalità/Diritto di Resistenza con Migranti di Via Lecco e con la cooperativa "I Germogli" che preprarerà l’aperitivo bio con vini e miele autoprodotti
Proiezione di "Anagramma via Artom"
"la Schivata"
"Requiem for a dream"
Collettivo su "Antiproibizionismo"

- Venerdì 16:
"Giornata a tema: legge 194" con Franca Rame
Collettivi su:
"Chiapas"
"NOTAV/NOPONTE/NOMOSE"
"I CENTOCINQUANTAMILA DELL’ASSEDIO AL PARLAMENTO" con Unisurfers e proiezioni by GlobalTV
"Lavorare con lentezza"
"Romanzo Criminale"
Serata con le band della scuola e a seguire dj set

- Sabato 17:
Plenaria con i Lavoratori precari della Scala e precari della Taverna Sociale Clandestina
Collettivo "No cultura del Lavoro" con filmato: "BestWestern - stop stage"
Cafe Letterario e proiezione spettacolo teatrale di Beppe Grillo

Con il vostro aiuto, vorrei tentare di ricostruire quali iniziative hanno effettivamente avuto luogo e quali invece no. Commentate questo post e scrivete quello che sapete.
Grazie

Day after

Oggi, ad occupazione conclusa, abbiamo trovato lo spazio studenti così:
Un tavolo solo deglio otto che c'erano, bruciato nel mezzo; tre sedie su dieci; sigarette già rollate abbandonate; mozziconi per terra; tappetini sottratti a una palestra in un angolo (usati per dormire?); volantini del Collettivo Rebelde sparsi un po' ovunque; scritte offensive nei nostri confronti sulle pareti.
Ora però non è il momento di piangerci addosso. Durante gli intervalli riporteremo tutto com'era prima: chi vuole collaborare è il benvenuto...
E' il momento di voltare pagina.

Un po' di umorismo /3

Prosegue la fiera pubblicazione delle vignette firmate da Giovanni Cairo.

Un'assemblea durante l'occupazione
E se ci avessero fatto votare?
Ma dove andranno mai a finire i ricavati del baretto autogestito?
Cattiva, questa! Direi quasi... "faziosa"...


(a scanso di equivoci... le didascalie sono mie, e non riflettono necessariamente il pensiero dell'Autore, liberamente interpretabile da ciascuno: altrimenti che satira sarebbe?)

Da Ponte di Legno...

Pubblico qui di seguito un intervento postato da FoFo87, studente presso l'Istituto Alberghiero di Ponte di Legno nonché esponente del Collettivo della sua scuola, sul Forum del Parini:

Avviso da parte del collettivo studentesco del c.f.p Ponte di Legno!

E uno scandalo quanto successo al Parini.
State distuggendo una immagine della scuola italiana.
La paura e la regressione nei confronti di organi sopra di voi è illecita e innopportuna.
Solo col dialogo si possono avere dei risultati soddisfacente e concreti.
Non con la violenza e la depravazione di (ne sono convinto) alcuni stupidi buffoncelli di milano.
La vita scolastica e dura, anche qui a 1280m di altezza.
Dove i problemi li risolvi te e nessun altro.
Basta lamentarsi e piangersi addosso.
E tempo di reagire.
E tempo di finire questi anni che mancano e prendersi le proprie soddisfazioni non nella scuola...............ma nella vita!!!!

L'amaca

Venerdì scorso Michele Serra, già ospite al Parini nell’ambito della cogestione, ha dedicato a noi la sua rubrica quotidiana su Repubblica. Poche righe, dense ed efficaci, che condivido assolutamente, e di cui lo ringrazio.
L’orientamento politico non è dato solo dai nomi, dalle ideologie, più in generale dalle parole: è costituito anche da fatti, dai metodi con cui le idee vengono portate avanti. E se le ultime profetiche righe de “l’amaca” fossero meno lontane di quanto si possa pensare? D’altronde, tra le sabbie mobili della retorica può emergere qualunque sorta di essere, cucciolo o mostro... un’ideologia impetuosa, violenta, costruita su una dialettica confusa, è una corazza che può contenere cavalieri molto diversi fra loro, accomunati solo dalla voglia di brandire una spada.
Consapevoli di ciò, accogliamo il consiglio di Michele: continueremo a difendere, per quanto possibile, la mediocrità della democrazia.

18 dicembre 2005

Da leggere e rileggere
























Da leggere e rileggere... e rileggere...

16 dicembre 2005

DIALOGO E DETERMINAZIONE

Ho preso questa giornata per riposarmi e per riflettere, per riportarmi ad una lucidità che anch'io avevo perso. Ieri ero vuota e pienamente inappagata. E tutt’oggi non sono soddisfatta.
Sono, tuttavia, giunta ad importanti riflessioni che vorrei condividere con voi, pensateci su.
Come ieri sono fortemente convinta che un compromesso con il Collettivo Rebelde sia per ora impossibile: non è esatto dire che tra il nostro e il loro gruppo ci siano differenze solamente di metodo. Ahimé, non è così. Abbiamo concezioni diverse sul giusto e lo sbagliato, sul diritto e il dovere, sull’obbedire e il disobbedire, sul senso di un’azione politica e i limiti che essa non deve sorpassare. A volte vi ho rotto le scatole con la parola legalità: essa, per quanto sia una mia mania sulla quale scherziamo tanto, riconosce, con lievi differenze, il modo di agire di tutti noi. E nella riflessione mi domandavo: “Può essere solo una questione di rispetto verso le leggi?”
Infine mi sono risposta trovando la chiave di ciò che ci differenzia a tal punto rispetto al collettivo. Ritengo che coloro che si riconoscono con noi si pongano a tutela di un sistema imperfetto che va modificato con energia e senza distruzione (personalmente sento la necessità di un ordine, il quale permette l’esistenza di una collettività dove il singolo possa differenziarsi nella convivenza, e credo che una rivoluzione verso “il miglior ordine” debba avvenire con le minori rinunce umane e democratiche), mentre coloro che sono del Collettivo riconoscano quelle concezioni politiche che prevedono lo smantellamento di ciò abbiamo ora, verso un fine che essi ritengono buono. A volte si comportano a conseguenza di tali idee incoscientemente.
Ciò che ho appena detto sembra banale, ma è buono porsi questa differenza sotto gli occhi, poiché, ora, non sto parlando per fomentare gli animi allo scontro. Tutt’altro. Riconosciamo la differenza insanabile che vige ora, ma, contemporaneamente, riconosciamo che non desideriamo una distruzione del gruppo studenti. Dovremo essere bravi e attenti nel muoverci; abbiamo l’obbligo verso noi stessi di agire secondo quello che ci ha distinto finora: determinazione e rispetto. Ristabiliamo il dialogo consci dell’impossibilita di un accordo. Ristabiliamo il dialogo perché è il luogo fisico dove noi ci muoviamo. Notavo che in questi giorni tutti noi passavamo dall’azione forte (e necessaria) all’indulgenza e al semplicismo, dall’indulgenza e semplicismo all’azione forte. Penso che fossero oscillazioni dovute alla tensione e all’incazzatura. Oscillazione che, personalmente, mi faceva triste.
Riprendiamo la determinazione e il dialogo.

Sì, direi che è vero. Non sono soddisfatta e appagata… Qualcuno lo è?

Rassegna stampa 16/12

Cliccate sugli articoli per leggerli!
Corriere della Sera







La Repubblica





La Prealpina



Rassegna stampa 15/12

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Corriere della sera





Repubblica




Il Giorno





15 dicembre 2005

Un po' di umorismo...

Pubblichiamo una vignetta di Giovanni Cairo.
Se non vedete bene, cliccateci sopra.

LA CONTROINFORMAZIONE!

Ora leggete e "autoinformatevi" con la controinformazione:

http://www.globalproject.info/art-6853.html

et

http://www.globalproject.info/print-6852.html

ps : Mape, questo sito è un delirio

Itinerario nell'arte

Buonasera a tutti e benvenuti in questa visita guidata della galleria d'arte Parini: il breve itinerario di oggi si soffermerà principalmente sulle manifestazioni di dissenso nei confronti di alcuni appartenenti al gruppo "Alternativaperta". Cominciamo subito con la prima opera, un graffito sulla gradinata. Da notare l'antitesi tra il colore azzurro utilizzato, simbolo di serenità e pacatezza, e il messaggio esplicito e dell'opera, di profumo primitivo e rurale. Ma passiamo subito all'interno.
Questa tag a pennarello indelebile felt-tip si trova su un banco che (sarà per caso?) è stato collocato dai curatori della galleria nella stanza 1D. Il messaggio scava con impareggiabile sensibilità e inarrivabile sintesi nella sfera più intima dell'individuo. Potete trovare un graffito simile sulle pareti delle scale a nord ovest, terzo piano. Più barocco ed esteticamente non valido.
A pochi metri di distanza, quest'altra opera: apparentemente simile, ma molto più gradevole allo sguardo. Contenuto elaborato: si noti l'equivocità intrinseca nel cognome prescelto dall'autore.
Senza alcun dubbio, però, l'opera maggiormente degna di attenzione è la seguente:

Non a caso essa è sita nell'auletta occupata, spazio di cultura e di liberazione dei saperi. Il messaggio emerge chiaramente, lo stile è ammirevole e l'utilizzo di un lessico raffinato e ricercato ("ciaffonare" è dialetto siciliano, equivale a "ti apro col coltello") rende ancora più prezioso questo graffito.

Scherzi a parte: noi non ce la prendiamo più di tanto, men che meno abbiamo intenzione d fare del vittimismo.
Diciamo solo che se i ragazzi più intelligenti del collettivo non fanno nulla per impedire atti del genere, soprattutto all'interno dei "propri spazi", non hanno che da perdere in credibilità davanti alla scuola.

C'è qualcosa che non va nella nostra scuola

C’è qualcosa che non va. Nella nostra scuola c’è qualcosa che non va se, dopo che il Consiglio di Istituto ne aveva stabilito la chiusura per motivi di illegalità e inagibilità, il collettivo è potuto restare nell’”auletta” in virtù di una proroga di un mese, vergognosa e illegittima, da parte della Giunta Esecutiva; c’è qualcosa che non va se il preside trova tracce di droga in quell’aula e non chiama i genitori di alcuno; c’è qualcosa che non va se il collettivo ha potuto sfondare una porta davanti agli occhi del preside e di professori e questi ora mi vengono a dire, “strizzandomi l’occhiolino”, che non hanno visto, ma solo sentito voci; qualcosa che non va se il collettivo ha potuto insultare il preside frontalmente, senza alcuna conseguenza;qualcosa che non va se i due rappresentanti d’istituto del collettivo hanno potuto dire al comitato studentesco che essi se ne strasbattono di cosa vogliono gli studenti; se il collettivo ha potuto occupare un’aula dell’istituto per due mesi, senza la minima reale reazione di coloro a cui spetta intervenire, consigli di classe in primis (gli stessi grazie ai quali in auletta, a spinellarsi, è possibile stare per tutta la mattina); se ha potuto rompere ogni porta esterna ed il cancello bianco senza che nessuno chiedesse alcunché; se ha potuto picchiare un professore; se ha potuto chiudere ogni porta antincendio, senza che vi fosse un qualsiasi rappresentante della dirigenza scolastica ad intervenire o, almeno, a chiarire agli studenti il “da farsi”; se nel nostro Consiglio d’Istituto vige la regola del farla semplice-semplice(coi motivi più diversi, dalla tutela del proprio figlioletto al menefreghismo, da sfasanti antiche idee comuniste all’incapacità di fare); c’è qualcosa che non va se il collettivo ha potuto occupare ora; se ha potuto ripicchiare lo stesso professore; se ha potuto fregarsene di una votazione persa tra gli studenti col 16 % prima, e di quattrocento che spicchettavano poi; se ha potuto assediare un Istituzione pubblica, ma ancor più degli studenti, senza alcuna votazione, alcuna richiesta, alcun rispetto per loro (per noi!); c’è qualcosa che non và se quelli del collettivo hanno potuto picchiarmi e minacciarmi; se hanno potuto picchiare altri di noi; se hanno potuto chiuderci fuori; rompere banchi, sedie, vetri; andar in giro a bruciare i nostri manifestini; svuotare estintori e strappare tende; c’è qualcosa che non va se qualcuno (e molti più di uno) glielo ha permesso. Tutto ciò che vi ho descritto l’ho visto con i miei occhi. E sono stufa di giocare a chi rappresenta meglio le tre scimmiette. Se a scuola deve regnare un clima da "cosa nostra" non ci sto. Non ci sto con l'omertà e con i passi indietro. Altrimenti ci sarebbe qualcos'altro in più che non andrebbe.
Giulia

14 dicembre 2005

L'ingresso


Francesca ha scattato queste foto all'ingresso della scuola.
Tutti i banchi erano accatastati agli ingressi prima che un nutrito gruppo di studenti e studentesse non si prendesse la briga di toglierli.

Abbiamo ricevuto anche altre foto, ma sono troppo stanco per pubblicarle ora...

Noi ci siamo

Ore dieci e trenta circa, riunione improvvisata in prima B.
Mentre in aula magna c'erano 35 persone, noi eravamo in 50.
Perché Alternativaperta c'è.
Noi ci siamo.

Dopo la prima notte

Quarta A
Quinta C
Nicola alle prese con una catena
L'ingresso dello stanzino professori al secondo piano

Scuola privata

Una porta semiaperta: la gente in strada, dentro i buttafuori. Passi solo se sei del giro, altrimenti aspetti fuori. Se resisti un’ora in coda al freddo, poi entri, quando e dove dicono loro. Un club privè? Ma questo è il Parini, all’inizio di un’occupazione che pochi studenti hanno voluto e pochi di più hanno appoggiato (un centinaio tra tutti, su 750). Pochi a cui sfugge la differenza tra protesta forte e protesta violenta: non vogliono ammettere che l’interesse della maggioranza e i loro interessi privati – perché tali sono, benché... collettivi– non coincidono più. Sono diventati una minoranza esclusiva, che non si preoccupa nemmeno più di fingersi democratica. Occupare una scuola senza il consenso degli studenti, senza nemmeno cercarlo, è un atteggiamento miope e controproducente, almeno dal punto di vista politico: se l’obiettivo è coinvolgere i compagni, che senso ha tenerli fuori dalla loro scuola, allontanandoli dalle lezioni quanto dalle attività autogestite? Che senso ha pretendere di protestare violando proprio quei diritti di libertà in nome dei quali si protesta? Passeggio per i corridoi semideserti con queste domande in testa: tante risposte spuntano, nessuna ha a che fare con la politica.

(Lettera inviata ieri al Corriere)

13 dicembre 2005

Copyriot Caffè

Spazio Studenti - CopyRiot CaffèQuesto sarà, durante l’occupazione, il nome dello Spazio degli Studenti. Evidente che la decisione non è stata presa da noi... Stamattina, quando siamo finalmente riusciti ad entrare a scuola, abbiamo trovato la stanza piena di materiale del collettivo, il cartello spazio studenti sulla porta strappato. Ma la cosa grave è che la porta era chiusa a chiave. Lo Spazio Studenti è stato forzato.
Spazio Studenti - CopyRiot CaffèPoco importa se chi l’aveva preventivamente chiuso si è dimenticato di fissare l’anta laterale (la porta si è così potuta aprire con un calcio, e fortunatamente non riporta danni): la gravità del gesto non dev’essere misurata dai danni materiali.
Durante la cogestione, nessuno si è mai sognato di colonizzare l’auletta occupata, che anzi era il fortino dove si poteva rifugiare chiunque volesse fumare e cazzeggiare – nulla di diverso da qualsiasi giorno di scuola.
La collaborazione può mancare, il rispetto reciproco no.