DIALOGO E DETERMINAZIONE
Ho preso questa giornata per riposarmi e per riflettere, per riportarmi ad una lucidità che anch'io avevo perso. Ieri ero vuota e pienamente inappagata. E tutt’oggi non sono soddisfatta.
Sono, tuttavia, giunta ad importanti riflessioni che vorrei condividere con voi, pensateci su.
Come ieri sono fortemente convinta che un compromesso con il Collettivo Rebelde sia per ora impossibile: non è esatto dire che tra il nostro e il loro gruppo ci siano differenze solamente di metodo. Ahimé, non è così. Abbiamo concezioni diverse sul giusto e lo sbagliato, sul diritto e il dovere, sull’obbedire e il disobbedire, sul senso di un’azione politica e i limiti che essa non deve sorpassare. A volte vi ho rotto le scatole con la parola legalità: essa, per quanto sia una mia mania sulla quale scherziamo tanto, riconosce, con lievi differenze, il modo di agire di tutti noi. E nella riflessione mi domandavo: “Può essere solo una questione di rispetto verso le leggi?”
Infine mi sono risposta trovando la chiave di ciò che ci differenzia a tal punto rispetto al collettivo. Ritengo che coloro che si riconoscono con noi si pongano a tutela di un sistema imperfetto che va modificato con energia e senza distruzione (personalmente sento la necessità di un ordine, il quale permette l’esistenza di una collettività dove il singolo possa differenziarsi nella convivenza, e credo che una rivoluzione verso “il miglior ordine” debba avvenire con le minori rinunce umane e democratiche), mentre coloro che sono del Collettivo riconoscano quelle concezioni politiche che prevedono lo smantellamento di ciò abbiamo ora, verso un fine che essi ritengono buono. A volte si comportano a conseguenza di tali idee incoscientemente.
Ciò che ho appena detto sembra banale, ma è buono porsi questa differenza sotto gli occhi, poiché, ora, non sto parlando per fomentare gli animi allo scontro. Tutt’altro. Riconosciamo la differenza insanabile che vige ora, ma, contemporaneamente, riconosciamo che non desideriamo una distruzione del gruppo studenti. Dovremo essere bravi e attenti nel muoverci; abbiamo l’obbligo verso noi stessi di agire secondo quello che ci ha distinto finora: determinazione e rispetto. Ristabiliamo il dialogo consci dell’impossibilita di un accordo. Ristabiliamo il dialogo perché è il luogo fisico dove noi ci muoviamo. Notavo che in questi giorni tutti noi passavamo dall’azione forte (e necessaria) all’indulgenza e al semplicismo, dall’indulgenza e semplicismo all’azione forte. Penso che fossero oscillazioni dovute alla tensione e all’incazzatura. Oscillazione che, personalmente, mi faceva triste.
Riprendiamo la determinazione e il dialogo.
Sì, direi che è vero. Non sono soddisfatta e appagata… Qualcuno lo è?
Sono, tuttavia, giunta ad importanti riflessioni che vorrei condividere con voi, pensateci su.
Come ieri sono fortemente convinta che un compromesso con il Collettivo Rebelde sia per ora impossibile: non è esatto dire che tra il nostro e il loro gruppo ci siano differenze solamente di metodo. Ahimé, non è così. Abbiamo concezioni diverse sul giusto e lo sbagliato, sul diritto e il dovere, sull’obbedire e il disobbedire, sul senso di un’azione politica e i limiti che essa non deve sorpassare. A volte vi ho rotto le scatole con la parola legalità: essa, per quanto sia una mia mania sulla quale scherziamo tanto, riconosce, con lievi differenze, il modo di agire di tutti noi. E nella riflessione mi domandavo: “Può essere solo una questione di rispetto verso le leggi?”
Infine mi sono risposta trovando la chiave di ciò che ci differenzia a tal punto rispetto al collettivo. Ritengo che coloro che si riconoscono con noi si pongano a tutela di un sistema imperfetto che va modificato con energia e senza distruzione (personalmente sento la necessità di un ordine, il quale permette l’esistenza di una collettività dove il singolo possa differenziarsi nella convivenza, e credo che una rivoluzione verso “il miglior ordine” debba avvenire con le minori rinunce umane e democratiche), mentre coloro che sono del Collettivo riconoscano quelle concezioni politiche che prevedono lo smantellamento di ciò abbiamo ora, verso un fine che essi ritengono buono. A volte si comportano a conseguenza di tali idee incoscientemente.
Ciò che ho appena detto sembra banale, ma è buono porsi questa differenza sotto gli occhi, poiché, ora, non sto parlando per fomentare gli animi allo scontro. Tutt’altro. Riconosciamo la differenza insanabile che vige ora, ma, contemporaneamente, riconosciamo che non desideriamo una distruzione del gruppo studenti. Dovremo essere bravi e attenti nel muoverci; abbiamo l’obbligo verso noi stessi di agire secondo quello che ci ha distinto finora: determinazione e rispetto. Ristabiliamo il dialogo consci dell’impossibilita di un accordo. Ristabiliamo il dialogo perché è il luogo fisico dove noi ci muoviamo. Notavo che in questi giorni tutti noi passavamo dall’azione forte (e necessaria) all’indulgenza e al semplicismo, dall’indulgenza e semplicismo all’azione forte. Penso che fossero oscillazioni dovute alla tensione e all’incazzatura. Oscillazione che, personalmente, mi faceva triste.
Riprendiamo la determinazione e il dialogo.
Sì, direi che è vero. Non sono soddisfatta e appagata… Qualcuno lo è?
2 Commenti:
Nemmeno io "so".
Ieri sera ho perso una serata a cui tenevo moltissimo per stare dietro a queste cose.
Mi sveglio stanco la mattina, nervi a pezzi, mettendo lo zucchero nel tè mi accorgo che mi tremano le mani.
Sto trascurando amici e genitori: oggi è il compleanno di mia madre e non ho ancora avuto il tempo di pensare a che regalo farle.
E' difficile per loro, ma soprattutto per me: e immagino che lo sia per tutti noi.
Però non è il momento di fermarsi, questo. Le risposte arriveranno.
Ragazzi, teniamoci in piedi a vicenda, facciamoci coraggio.
E andiamo avanti.
Sì. Stanco. O per meglio dire: distrutto: cogestione, compiti, occupazione, compiti, autogestione, compiti e ci sia aggiunge lo stress natalizio (assolutamente da non sottovalutare!).
Noi. Ormai parliamo quasi solo al plurale e quasi lo facciamo inconsapevolmente. Si è creato un gruppo, affiatato, direi, o comunque che ha imparato a sostenersi, ma che è stato messo a dura prova in questo ultimi giorni.
Mi pementto di non essere d'accordo con Giulia riguardo il semplicismo, riguardo l'indulgenza...
non credo che nessuno del gruppo si sia comportato in modo indulgente o semplicistico; personalmente credo sia importante riconoscere i nostri limiti. Vogliamo certo difendere democrazia, molteplicità, rispetto, discussione e, per dirle tutte insieme, libertà (anche se questo termine mi sembra un po' semplicistico). Bene, anzi benissimo...
Ma non dobbiamo dimenticarci che siamo ragazzi di 16-17-18 anni, o comunque giù di lì, non possiamo farci carico di qualcosa che, ci piaccia o no, è molto, ma molto più grande di noi.
Detto questo non voglio fermarmi, non voglio che ci fermiamo, ma credo sia essenziale fermarci a riflettere solo un secondo. Voglio che tutti gli "estremismi" che ci contraddistinguono, come singoli o come gruppo, siano riconosciuti e lasciati per un po' in cantina; voglio che sia il gruppo, ora, ad agire: serve certo il "leader", ma nella condizione in cui ci troviamo al Parini è meglio per tutti lavorare in gruppo.
E il gruppo deve funzionare perchè, orami, ci sopno tantissimi studenti che credono in noi; perchè al Parini abbiamo messo sù qualcosa che, magari a lungo termine, in un futuro smuoverà l'ordine scolastico...
Sono convinto e certissimo che sia grandioso quello che abbiamo fatto. E non lo dico perchè mi sono sentito bello a togliere i banchi, ma perchè abbiamo, credo e spero, portato alla luce una nuova coscienza, un nuovo modo di pansare che è sempre rimasto schiscio.
Orgoglioso? sì, lo ammetto e se ci ripenso mi viene da sorridere...
A quelli che obiettano posso solo rispondere che: sì, si fatica, ma alla fine, davvero, si possono raccogliere enormi risultati...
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