26 dicembre 2005

Gli strumenti dell'agire

" [...] Ma non dobbiamo dimenticarci che siamo ragazzi di 16-17-18 anni, o comunque giù di lì, non possiamo farci carico di qualcosa che, ci piaccia o no, è molto, ma molto più grande di noi.Detto questo non voglio fermarmi, non voglio che ci fermiamo, ma credo sia essenziale fermarci a riflettere solo un secondo. Voglio che tutti gli "estremismi" che ci contraddistinguono, come singoli o come gruppo, siano riconosciuti e lasciati per un po' in cantina; voglio che sia il gruppo, ora, ad agire: serve certo il "leader", ma nella condizione in cui ci troviamo al Parini è meglio per tutti lavorare in gruppo.E il gruppo deve funzionare perchè, orami, ci sopno tantissimi studenti che credono in noi; perchè al Parini abbiamo messo sù qualcosa che, magari a lungo termine, in un futuro smuoverà l'ordine scolastico... [...]" Riccardo

Ho citato parte di un commento che troverete in forma completa come risposta a "Dialogo e determinazione" per sottolineare l'importanza di quanto detto da Riccardo, che ha suscitato in me una riflessione.
Mi sono sempre sentita toccata da quelle persone che si adossavano appieno le loro possibilità e le loro capacità (spesso in una sincera consapevolezza di cosa siamo), azione che di per sè comporta il non eccedere, il non estremizzarsi e la coerenza con sè, e che in tal modo agivano. Il difficile sta nel comprendere quando si raggiunge una tale situazione, quando si agisce sul terreno del possibile e non su quello dell'impossibile, quando camminiamo sulla strada dell'utile e non dell'inutile.
Mi guardo indietro e osservo i miei passi, i Nostri (stupendomi in parte di quella leggera scontentezza che ci nasce in seno a riguardo), quelli del collettivo e quelli di insegnanti, dirigenti e genitori. Poi rifletto sull'ambito più ampio della storia; su Beppe Grillo; sulla mia famiglia.
E cerco di trar fuori una tesi che non è altro, per ora, che un balbettio o uno sfreguglio in testa.
Ho una certezza, tuttavia,che mi viene da dentro, ed è che il criterio per distinguere l'agire dal non agire lo abbiamo già: la realtà.
Così dicendo eccomi tra le mani gli strumenti dell'agire: le regole stesse che fondano la realtà.
Tre sono chiare ed evidenti: le leggi, la passionalità dell'uomo e la sua capacità. Altre, spero di trovarle.
Ognuno di noi può usare questi strumenti, se vuole agire; ognuno di noi può fermarsi dopo averli utilizzati; ognuno di noi può evitarli per non agire.
Nessuno però potrà mai fingere di aver agito o di aver voluto farlo senza averne utilizzato i più. A riguardo, ritengo che il sommo e sublime strumento del non agire sia il finto agire di coloro, ipocriti!, che "vogliono fare" e non coloro che scelgono, tra le loro possibilità, il non agire.
Infatti Agire è espandersi fino ai confini del terreno del possibile, il non agire è sia l'annullarsi come agente sia l'espandersi al di là di tali confini, sul terreno dell'impossibile e dell'inutile.
Avviene così che i modi dell'agire siano attesa o silenzio o energia o compromesso o impeto..., ognuno collocati dove realtà permette.

2 Commenti:

Blogger Luca dice...

No, Virgult... devi solo piantarla di farti i cannoni!!! Te lo dico sempre, io...




(il solito grazie a giulia... sperando di riuscire a ferle almeno gli auguri di buon anno... FATTI TROVARE!)

27/12/05 8:48 AM  
Blogger Luca dice...

Giulia "capolista"? Ma da quando?!?!?

3/1/06 9:40 PM  

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