Mistero buffo al Parini
Al liceo c’è una giovane sinistra che sta con il preside e contro il Nobel
Riformisti contro okkupatori. Sanzioni a chi danneggiò la scuola. Anche gli studenti d’accordo. Prove di legalità
“Fo dà di kapò a una ragazza”
Milano. Ci sarà arrivato in bicicletta, o magari in autobus, come il suo idolo Ken Livingstone venuto apposta da Londra a consigliarlo. Di certo c’è arrivato col passo “non so bene quel che faccio ma lo faccio benissimo”, s’è infilato dritto nell’ufficio del preside, gli ha spiegato che la legalità “molte volte è truccata per favorire chi ha il potere”, è uscito annunciando che le sospensioni erano sospese (ma non risulta), ha litigato con gli studenti della sinistra riformista e ha trasceso pure in qualche insulto (“sono una studentessa del Parini. Ho sempre avuto una grande stima di Dario Fo… devo onestamente confessarmi delusa, sentirgli dare dell’isterica e della kapò a una ragazza che so per certo essere di sinistra mi è decisamente sembrato esagerato e forse un po’ stupido”). Quella che segue è una cronaca. Non vorrebbe essere soltanto la cronaca di una prevaricazione e di un uso politico (e privatistico) della scuola. Vorrebbe essere soprattutto la cronaca del tentativo di un liceo di Stato (assai rinomato) di ribellarsi a un modello di pubblica (d)istruzione e a un regime di intimidazione che lo soffoca in nome della correttezza politica. Liceo classico Parini, centro storico, due passi dal Corriere della Sera, 750 studenti in gran parte rampolli della borghesia intellettuale e delle professioni. Novembre. L’assemblea degli studenti, invece di avallare la solita okkupazione, promuove un esperimento di autogestione, che funziona pure. Il Collettivo di estrema sinistra, vicino ai centri sociali milanesi (“collettivo di ke? Un gruppo di ragazzini viziati che di notte si divertono a giocare ai pompieri”) non la digerisce, già sono neri perché alle elezioni studentesche per la prima volta una lista di studenti di sinistra riformista, AlternativaAperta, ha stravinto, mettendo all’angolo le poche decine di attivisti dell’estrema. Che in dicembre indicono l’okkupazione. Fanno le barricate per impedire l’ingresso a quelli che vogliono entrare, svuotano gli estintori, spaccano qualche porta. Il giochetto costa un ventimila euro di danni. Ma soprattutto costa minacce, violenze verbali e anche qualche tafferuglio con i compagni di scuola della lista di sinistra. A questo punto, al Parini accade un’altra cosa nuova. Sulla base di un documento votato dal Consiglio d’istituto, studenti inclusi, la scuola decide che si possono comminare sanzioni disciplinari a chi abbia compiuto atti violenti e di vandalismo. La procedura è quella introdotta nel 1997 dallo “Statuto degli studenti e delle studentesse”. Si raccolgono testimonianze e accuse circostanziate, si convocano i consigli di classe (con genitori e studenti regolarmente eletti), si ascoltano i testimoni. Mercoledì scorso è scattata una mezza dozzina di sospensioni, mentre per altri casi non abbastanza suffragati da prove i “denunciati” sono andati assolti. Un metodo garantista. Non certo la “gogna forcaiola” denunciata da qualche genitore che teme equiparazioni “tra atti vandalici e rivendicazioni politiche”). E’la prima volta che la scuola prende provvedimenti disciplinari coinvolgendo anche studenti e famiglie decisi a cambiare rotta.
Il terzo fatto nuovo
Che ruolo ha in tutto questo Dario Fo? Chiamato – non si sa a che titolo – a dar man forte agli attivisti del collettivo, che intanto diffondono volantini in cui si chiede nientemeno che il licenziamento di professori. Il terzo fatto nuovo del Parini è che la visita di Fo ha ottenuto di scatenare l’indignazione da parte di molti studenti, studenti di sinistra. Studenti che hanno intasato il sito ufficiale del liceo e il sito del premio Nobel-candidato sindaco con le mail che abbiamo sopra riportato. E con altre simili: “Signor Fo, il Premio Nobel da lei meritato non le dà il diritto di intervenire nelle dinamiche di una scuola”. “Ripensando alla giornata dell’altro ieri mi ritornano una malinconia e un senso di vergogna sono deluso, profondamente, dal comportamento del signor Fo”. Si vedrà se il Parini saprà continuare sulla strada scelta o se il conformismo consueto imporrà di nuovo le sue regole. Resta il fatto che una scuola si è posta per una volta una domanda fatidica: si può dire che è male sbarrare le porte di sicurezza o svuotare gli idranti? Può una comunità – professori e studenti – senza trasformarsi in un tribunale, chiedere il rispetto delle regole di convivenza? Secondo qualcuno, che vive molto lontano dalla realtà della scuola, probabilmente no. Che poi domenica a Milano ci siano le primarie dell’Unione e che forse la sinistra antagonista volesse tirare qualche botta d’immagine anche nei corridoi di un liceo è cosa che fa un po’ ridere. O tristezza, come ha scritto uno studente.