A titolo personale
Ho inviato questo pezzo (frutto di due ore di pura frenesia) a Repubblica. E' assolutamente a titolo personale, ogni commento è ben accetto.
C’è chi dice che il modo migliore per capire la tv sia guardarla a volume spento: stratagemma, questo, che torna utile anche quando si ha a che fare con un qualsiasi evento di cronaca. Per questo si dovrebbe guardare a quanto è accaduto ultimamente al Parini tralasciando tutte le parole di contorno, prendendo in analisi solamente i fatti, nudi e crudi. Allora ci si renderebbe conto che, con tutto ciò, la politica c’entra ben poco. Lo scontro tra “sinistra estrema” e “sinistra riformista” è prima di tutto tra due modi diversi di affrontare l’adolescenza. Da un lato il nichilismo infantile di chi, chiamato a confrontarsi col mondo, preferisce rifugiarsi in un’ideologia, fatta di slogan facili e rassicuranti. Dall’altro il tentativo – arduo, e perciò talvolta zoppicante – di affrontare la realtà senza raccontarsi frottole.
Indubbiamente la politica ha il suo ruolo: se non altro è il terreno di gioco più adatto per noi studenti. A maggior ragione lo è ora, dal momento che i contrasti di quest’anno sono nati proprio dal modo diverso di intendere l’agire politico. Da alcuni anni per i ragazzi più o meno vicini al Collettivo Rebelde “politica” è, di fatto, il movente di comportamenti riconducibili prevalentemente al desiderio di trasgressione che ogni adolescente si porta dentro. Così “fare politica” diventa il passepartout per chi vuole uscire dagli schemi senza sporcarsi troppo la coscienza, e lo stesso vale per tante altre espressioni simili: ad esempio, “creare nuove socialità” è solo un’igienica giustificazione – in primis a se stessi – dell’occupazione a oltranza di un’aula. Poi si sa: se il movente è fittizio, vago come può esserlo una parola, ci vuol poco a trasformarlo in giustificazione. Ma è legittimo beffarsi delle regole in nome della cultura, delle battaglie sociali, del corale “no ai cipittì”? Ebbene no. Lo sarebbe solo se non vivessimo in uno Stato di diritto. Fare politica nelle scuole senza trascendere nell’aggressività o nel vandalismo è possibile, e senz’altro più efficace e gratificante: AlternativAperta lo sta dimostrando da tempo, e ora anche il neonato gruppo di destra “Parini in Azione” pare volersi muovere questa direzione. Al Parini non ci sono professori forcaioli, e la punizione per chi sbaglia dovrebbe accompagnarsi a un insegnamento: il mondo, anche se non ci piace, va affrontato. E come non c’è vera trasgressione senza coraggio, non c’è critica senza lucidità.
C’è chi dice che il modo migliore per capire la tv sia guardarla a volume spento: stratagemma, questo, che torna utile anche quando si ha a che fare con un qualsiasi evento di cronaca. Per questo si dovrebbe guardare a quanto è accaduto ultimamente al Parini tralasciando tutte le parole di contorno, prendendo in analisi solamente i fatti, nudi e crudi. Allora ci si renderebbe conto che, con tutto ciò, la politica c’entra ben poco. Lo scontro tra “sinistra estrema” e “sinistra riformista” è prima di tutto tra due modi diversi di affrontare l’adolescenza. Da un lato il nichilismo infantile di chi, chiamato a confrontarsi col mondo, preferisce rifugiarsi in un’ideologia, fatta di slogan facili e rassicuranti. Dall’altro il tentativo – arduo, e perciò talvolta zoppicante – di affrontare la realtà senza raccontarsi frottole.
Indubbiamente la politica ha il suo ruolo: se non altro è il terreno di gioco più adatto per noi studenti. A maggior ragione lo è ora, dal momento che i contrasti di quest’anno sono nati proprio dal modo diverso di intendere l’agire politico. Da alcuni anni per i ragazzi più o meno vicini al Collettivo Rebelde “politica” è, di fatto, il movente di comportamenti riconducibili prevalentemente al desiderio di trasgressione che ogni adolescente si porta dentro. Così “fare politica” diventa il passepartout per chi vuole uscire dagli schemi senza sporcarsi troppo la coscienza, e lo stesso vale per tante altre espressioni simili: ad esempio, “creare nuove socialità” è solo un’igienica giustificazione – in primis a se stessi – dell’occupazione a oltranza di un’aula. Poi si sa: se il movente è fittizio, vago come può esserlo una parola, ci vuol poco a trasformarlo in giustificazione. Ma è legittimo beffarsi delle regole in nome della cultura, delle battaglie sociali, del corale “no ai cipittì”? Ebbene no. Lo sarebbe solo se non vivessimo in uno Stato di diritto. Fare politica nelle scuole senza trascendere nell’aggressività o nel vandalismo è possibile, e senz’altro più efficace e gratificante: AlternativAperta lo sta dimostrando da tempo, e ora anche il neonato gruppo di destra “Parini in Azione” pare volersi muovere questa direzione. Al Parini non ci sono professori forcaioli, e la punizione per chi sbaglia dovrebbe accompagnarsi a un insegnamento: il mondo, anche se non ci piace, va affrontato. E come non c’è vera trasgressione senza coraggio, non c’è critica senza lucidità.
1 Commenti:
Al di là della già elogiata abilità letteraria del nostro buon Artesani, l'articolo brilla per buon senso e semplicità. Descrive con asettica precisione le dinamiche pariniane. Ciò che dice è inattaccabile.
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